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venerdì 28 febbraio 2014

Recensione: Gravity - lo spazio come specchio dell'anima

Titolo: Gravity
Regia: Alfonso Cuaron
Cast: Sandra Bullock, George Clooney
Anno: 2013


Ok, lo ammetto: a me Gravity non ha entusiasmato particolarmente. Non sono la fan numero uno di Sandra Bullock sul grande schermo (come persona, invece, la trovo adorabile!), ma non ero partita prevenuta, ve lo assicuro. Anzi, le mie aspettative erano fin troppo alte a causa dell'interessante Children of Men, forse è stato quello il mio errore iniziale. Questa premessa per dire che nello scrivere questa recensione ho cercato di essere il più obiettiva possibile. Buon viaggio ;)

                                     

Matt Kowalsky è un astronauta esperto, si diverte ad affrontare l’ultima delle tante operazioni di manutenzione, come se fosse un gioco. Al contrario, la scienziata Ryan Stone si trova spiazzata ad affrontare la sua prima missione nello spazio, le condizioni di salute dovute al viaggio non la aiutano, ma si dedica comunque a completare il suo lavoro. Il tono scherzoso di Matt rende l’atmosfera rilassata, amichevole, facendo dimenticare quanto inospitale possa essere il cosmo. Nello spazio è impossibile vivere, cita una frase all’inizio del film, le circostanze lo confermano. I due protagonisti si ritrovano travolti da una tempesta di detriti, che distrugge tutto ciò che hanno attorno. Ogni contatto con la terra sembra vano. Inizia così la loro lotta per la sopravvivenza in uno spazio così immenso, ma allo stesso tempo così claustrofobico, tale da trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni di angoscia vissute dai protagonisti. L’ossigeno diminuisce rapidamente, l’obiettivo è quello di raggiungere un’altra base per tentare un ritorno sulla terra, ma solamente Ryan si ritroverà nelle condizioni per riuscirci. Le strade di Ryan e Matt si dividono, costringendo la dottoressa ad usare il suo istinto di sopravvivenza nella solitudine del buio sconfinato.
Gravity è un viaggio attraverso l’introspezione, le incertezze e le paure, ma anche una metafora sulla voglia di vivere e sulla forza di volontà. Ryan Stone passa dall’ essere una vittima, schiacciata dalla tacita violenza dello spazio (e del suo passato), per poi reagire, diventando così una guerriera. La speranza la guida nella strada verso la salvezza e verso un nuovo inizio. Il film gioca forse un po’ troppo su questi aspetti, tentando di instaurare nello spettatore una sorta di empatia con il personaggio interpretato dalla Bullock, ma questo legame si perde lungo il percorso e gli aspetti emotivi appaiono forzati. L’aria nostalgica e malinconica che pervade la seconda metà del film fa perdere quella sorta di autorevolezza delle scene iniziali, sminuendo in qualche modo la credibilità della sceneggiatura con il rischio di cadere in molti cliché.

Non per questo c’è da togliere un grande merito alla regia di Cuaron; la destrezza e la passione del regista messicano traspariscono in una grafica esplosiva, in grado di trasportare lo spettatore nell’inospitale ma incantevole spazio; le cronache televisive e gli altri film ce l’hanno raccontato, Cuaron ci ha accompagnati attraverso. 

VOTO MOVIE JUNKIES: 6/10

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